UE: 184 milioni di euro per sorvegliare i confini con i droni
L’Unione Europea ha deciso di investire pesantemente nella sorveglianza delle sue frontiere esterne, stanziando ben 184 milioni di euro per l’acquisto e l’utilizzo di droni. Questa scelta, inserita in un contesto più ampio di politiche migratorie sempre più restrittive, solleva numerose questioni etiche e umanitarie.
Ma quali sono gli obiettivi di questo investimento? Come cambieranno le modalità di controllo delle frontiere? E quali saranno le conseguenze per chi cerca di raggiungere l’Europa? Cerchiamo di fare chiarezza.
Droni: i nuovi guardiani delle frontiere europee
Frontex, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere, ha lanciato un bando per l’acquisto di droni ad alta tecnologia, in grado di sorvegliare vaste aree marine per lunghe ore. Questi velivoli senza pilota saranno utilizzati per individuare imbarcazioni sospette e segnalare la loro posizione alle autorità competenti.
L’obiettivo è quello di intercettare i migranti in mare aperto, prima che raggiungano le coste europee, e di ricondurli nei Paesi di origine.
Politiche migratorie: il ruolo crescente della tecnologia
L’utilizzo degli UAV si inserisce in una strategia più ampia di controllo e militarizzazione dei confini europei.
Il nuovo patto sull’immigrazione, varato dall’Unione Europea, prevede infatti un rafforzamento dei controlli alle frontiere esterne, l’esternalizzazione delle politiche migratorie e il ricorso a pratiche di respingimento.
I droni rappresentano uno strumento fondamentale per attuare questa strategia, in quanto consentono di aumentare la capacità di sorveglianza e di intercettazione dei migranti.
Le conseguenze umanitarie
L‘intensificazione dei controlli ai confini e l’utilizzo di tecnologie sempre più sofisticate rischiano di avere gravi conseguenze umanitarie. I migranti, spinti dalla disperazione e dalla necessità di fuggire da situazioni di conflitto o di povertà, si trovano a dover affrontare percorsi sempre più pericolosi. L’aumento delle morti in mare è una tragica testimonianza di questa situazione.
Inoltre, l’uso dei droni per il respingimento dei migranti solleva serie questioni etiche. Il diritto internazionale prevede l’obbligo di soccorrere le persone in difficoltà in mare, indipendentemente dalla loro nazionalità o dallo status migratorio. L’utilizzo dei droni per intercettare e respingere le imbarcazioni potrebbe violare questo principio fondamentale.
L‘investimento dell’Unione Europea nei droni per la sorveglianza delle frontiere rappresenta una scelta politica precisa, che mira a rafforzare i controlli migratori e a scoraggiare le partenze. Tuttavia, questa strategia rischia di avere conseguenze umanitarie drammatiche e di violare i principi fondamentali del diritto internazionale.
È necessario un dibattito pubblico più ampio sulle politiche migratorie europee, che tenga conto non solo degli aspetti di sicurezza, ma anche delle dimensioni etiche e umanitarie della questione.
[Credits: Frontex]
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Causale: Bonus investimenti L.160/19
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