Droni e nuove strategie: l’Esercito Italiano punta al futuro
Droni e nuove strategie: l’Esercito Italiano entra ufficialmente nel Terzo millennio. La notizia che ha catturato l’attenzione è l’annuncio, tanto insolito quanto ambizioso, della ricerca di piloti di UAV con esperienza, da inserire come volontari di truppa (Vfi) nel primo scaglione del 2025.
Un invito che sottolinea un cambio di passo significativo nella strategia militare italiana, segnalando una transizione finalmente in atto verso l’adozione di tecnologie avanzate per il combattimento e la ricognizione.
L’annuncio e il nuovo profilo richiesto
Il post diffuso dallo Stato Maggiore sui social recita: «Sei un pilota di droni con attestato UAS di categoria Open-A2? Abbiamo bisogno di te!».
Una comunicazione diretta, quasi sorprendente per le Forze Armate, che fino a pochi anni fa non consideravano i droni tra le sue priorità operative.
Il possesso di una licenza per velivoli a pilotaggio remoto garantisce punteggi aggiuntivi nel concorso, alla pari dei tradizionali brevetti di primo soccorso o subacquei.
Questo cambiamento è un segnale concreto: l’Esercito Italiano ha compreso che il futuro delle operazioni militari non si limita più ai confini fisici ma si espande nel dominio tecnologico. L’impiego di droni per ricognizione, sorveglianza e, in prospettiva, operazioni tattiche, sta ridefinendo le modalità con cui si concepisce il campo di battaglia.
Un ritardo da colmare
L’Italia, sfortunatamente, arriva a questo appuntamento con almeno vent’anni di ritardo rispetto ad altri Paesi occidentali.
Le forze di terra hanno sofferto di scarsa attenzione politica e finanziaria, mentre si privilegiavano programmi di sviluppo per l’Aeronautica e la Marina. Questo ha lasciato l’Esercito con equipaggiamenti obsoleti: veicoli blindati usurati, artiglieria ridotta e sistemi di combattimento meccanizzati insufficienti.
La situazione attuale è il risultato di scelte strategiche che, negli ultimi due decenni, hanno focalizzato l’Esercito su operazioni di peacekeeping e gestione di emergenze civili. Il ruolo è stato svolto con successo, grazie a un addestramento di alto livello riconosciuto a livello internazionale, ma l’assenza di investimenti tecnologici ha lasciato un vuoto notevole.
L’impatto del conflitto in Ucraina
Gli eventi geopolitici recenti, in particolare il conflitto in Ucraina, hanno acceso un campanello d’allarme. La guerra moderna ha dimostrato quanto siano cruciali i sistemi a pilotaggio remoto e le tecnologie di precisione. Droni da ricognizione hanno cambiato le regole del gioco, rivelandosi strumenti decisivi sia per l’offensiva sia per la difesa.
L’Italia ha preso nota. Nel Documento Programmatico Pluriennale della Difesa 2024-2026 sono stati stanziati fondi per il rinnovo dei mezzi terrestri: nuovi carri armati, obici semoventi, veicoli cingolati per la fanteria e una dotazione crescente di droni di varia tipologia.
Tuttavia, molte di queste acquisizioni avranno effetti concreti solo nel medio-lungo termine, lasciando scoperte alcune criticità immediate.
Il drone come simbolo di un nuovo approccio
La ricerca di piloti di droni rappresenta più di una semplice necessità operativa. È il simbolo di un cambiamento culturale e strategico. Il drone non è solo uno strumento tecnologico ma una piattaforma che ridefinisce le tattiche militari e amplia la portata delle operazioni sul terreno.
La competenza richiesta ai nuovi volontari non è banale. Piloti con licenza UAS di categoria Open-A2 devono saper gestire velivoli che, in condizioni operative, possono raccogliere informazioni critiche, identificare minacce e, in futuro, eseguire attacchi di precisione. Si tratta di un’abilità che unisce capacità tecniche, rapidità decisionale e comprensione tattica.
Una visione verso il futuro
La chiamata esplicita dello Stato Maggiore segna un punto di partenza. L’auspicio è che sia il primo passo di un percorso che riporti l’Esercito Italiano a essere competitivo a livello internazionale, sfruttando al meglio le opportunità offerte dalle tecnologie emergenti. La sfida è trasformare questa transizione in una rivoluzione, colmando il divario accumulato con anni di inattività.
Il futuro dell’Esercito non si costruisce solo con droni, ma con una visione strategica ampia e coraggiosa. Questa prima mossa ci dice che l’Italia, finalmente, è pronta a guardare avanti. L’auspicio è che la marcia non si arresti fino a raggiungere il passo dei migliori.
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[Credits: Ministero della Difesa, Esercito Italiano]
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Soggetto erogante: Stato Italiano
Contributo ricevuto: 16.398
Causale: Bonus investimenti L.160/19
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